mercoledì 23 luglio 2008

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, "Seppellimento di Santa Lucia", 1608, olio su tela, 408x300; Siracusa, Basilica di Santa Lucia al Sepolcro

Cosa succede quando una pala d'altare seicentesca rimane per quattro secoli appesa ad un muro di una chiesa in un paese di mare del sud? E' il più totale deterioramento. Mi vengono in mente tele forse settecentesche, di scarso valore, che qui ad Augusta in Chiesa Madre hanno orami perso quasi totalmente il colore e le figure sono difficili da identificare.
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, evaso e ricercato, arrivò a Siracusa agli inizi del 1600, accolto dal vecchio amico Minniti. Del suo passaggio ne è traccia un meraviglioso dipinto, vanto non solo della città ma anche di tutta la regione. E' il Seppellimento di Santa Lucia, patrona della città. La tela venne collocata come detto sull'abside della chiesa di Santa Lucia al Sepolcro e, come una qualsiasi pala d'altare è stata vista, guardata, osservata migliaia e migliaia di volte dai siracusani, forse, inconsapevoli di vedere, guardare, osservare e ammirare un'opera d'arte del più grande pittore del primo barocco di tutto il mondo.

La tela ferma il momento del funerale della martire siracusana; in primo piano gli escavatori che iniziano a scavare la fossa. Nello spazio che vi è tra di essi, più indietro è il corpo della Santa. Guardando attentamente si può notare sul collo il segno della decapitazione. Ancora più indietro sono gli astanti alla cerimonia; le loro piccole dimensioni sono in contrasto con l'ampiezza della parete spoglia rotta solo da un arco cieco (il che fa collocare la scena o alle catacombe o alle latomie di Siracusa). La luce rende drammatica la scena, non è rappresentato il momento glorioso, ma un momento di puro carattere terreno: quello di un funerale. Il suo sentimento interiore, evaso e oppresso dal timore di essere ucciso, lo spinge a rappresentare con più patos momenti di morte e tragici.

Deteriorata per secoli, nel 1971 la tela fu trasferita al Museo di Palazzo bellomo. Solo dopo accurati lavori di restauro e di miglioramento della deumidificazione dell'interno della chiesa, il dipinto è potuto tornare nella sua originale ubicazione. Rimane quindi una tipica pala d'altare col fascino dell'opera d'arte.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non c'è che dire: davvero un gran bel quadro, come tutti quelli del Caravaggio. Anche stavolta ne ignoravo l'esistenza e ora spero di poterlo andare a vedere direttamente. Di recente con la scuola abbiamo potuto ammirare molti e straordinari dipinti di Michelangelo Merisi nella cattedrale della Valletta, a Malta

Salvo Ternullo ha detto...

Amo particolarmente il barocco, e amo particolarmente Caravaggio. Un artista complesso psicologicamente. I suoi quadri sembrano fotografie. La luce poi è un particolare che egli cura alla perfezione.
Non sarà certo l'unica opera di Caravaggio che vedremo.

Vi invito a visitare il blog per il prossomo post.